Monte Meru
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alan watts

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Messaggio  ibico Gio Gen 17, 2008 8:24 pm

l'altra sera ero a casa di un mio amico che studia lingue orientali e ha intenzione di fare il dottorato in storia delle religioni. Gli ho chiesto di farmi un breve escursus su buddhismo e taoismo. Ha parlato per tre quarti d'ora, durante i quali talvolta perdevo il filo. Dopodichè mi ha dato due piccoli libri di Alan Watts. Uno sul taoismo e uno sul buddhismo. Ho iniziato quello sul buddhismo è molto chiaro e interessante. Mi sembra un ottimo inizio per chi è a digiuno totale dell'argomento. Conoscete questi libri? Ad ogni modo è affascinante confrontarsi con un modo di pensare così diverso dal nostro. credo che in futuro chiederò la vostra opinione su molti argomenti...
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Messaggio  Ste Gio Gen 17, 2008 9:38 pm

Certo !
I libri non li conosco, anche se mi sembra di aver già sentito parlare di questo Watts.
Certo che è bello confrontarsi con culture così diverse, non dirlo a me che ci sono a dietro da anni e non riesco più a staccarmici.

se vuoi raccontare qualcosa dei libri o chiedere pareri siamo qui!
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Messaggio  fox Ven Gen 18, 2008 8:04 pm

nemmeno io lo conosco bounce
facci sapere Smile
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Messaggio  ibico Sab Gen 19, 2008 1:26 pm

Su wikipedia ho scoperto che alan watts era una personalità della controcultura sessantottina statunitense. E che si faceva gli acidi. Ma a parte questo il libro sul buddhismo continua a sembrarmi un ottimo primo approccio. Magari per voi non sarebbe molto utile, perchè avvicina ai concetti base del buddhismo e voi magari li avete già digeriti. Però per un neofita è una gran cosa. Non lesina spiegazioni sulla differenza di mentalità tra cattolici protestanti e buddhisti, per agevolare la comprensione di concetti appartenenti a una visione del mondo molto diversa.

ma...è vero! dovevo porre una domanda a tutti voi sul buddhismo.

lo farò in un messaggio separato. Razz
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Messaggio  ibico Sab Gen 19, 2008 1:54 pm

dunque: ascoltando lama michel e leggendo alan watts mi sono sorte delle domande. Venendo da molte letture sociologiche, mi viene automatico valutare qualsiasi precetto dottrinale in base all'impatto che può avere sulla cultura dominante.

Io credo che siamo più o meno tutti d'accordo sul fatto che la cultura dominante in cui siamo immersi è la cultura pubblicitaria, la cultura consumista partita dall'america fordista (il primo modello di società che favoriva i consumi delle fasce più basse della popolazione) e arrivata a noi grazie a happy days (scherzo, magari fosse solo happy days). Io sono convinto che la cultura consumista porti le persone all'individualismo, al narcisismo ("perchè io valgo"), e alla scarsa empatia, alla mancanza di condivisione delle esperienze, alla solitudine. è un discorso lungo, magari lo porto avanti un'altra volta. Ora volevo chiedervi un'altra cosa.

Da un lato la tensione verso il distacco dai beni materiali, dal corpo e dall'immagine rendono il buddhismo una religione (o una filosofia) antitetica al consumismo. Questo è molto interessante.

Dall'altro però, l'ideale di amore indifferenziato per tutti gli esseri senzienti, l'idea che bisogna prendere le cose come vengono, che non bisogna stare attaccati a nulla, mi sembrano portare il rischio di favorire da un lato la mancanza di condivisione ed empatia ("ma sì, se sei così, quello è il tuo karma"), dall'altro, quell'amoralità tipica della nostra cultura.

"fai un po' come cazzo te pare"
(massima buddhista. Falsa.)
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Messaggio  Urgulanilla Dom Gen 20, 2008 4:12 pm

ibico ha scritto:dunque: ascoltando lama michel e leggendo alan watts mi sono sorte delle domande. Venendo da molte letture sociologiche, mi viene automatico valutare qualsiasi precetto dottrinale in base all'impatto che può avere sulla cultura dominante.

Sai qualcosa di memetica?
(No, ma non andiamo OT, poi su quest'argomento magari ci fo' un trèd.. Te lo chiedo solo perché le tue parole mi han fatto pensare che magari ne sai qualcosa.)

Di Alan Watts ho a casa un libro intitolato La via della zen. L'ho iniziato qualche mese fa, sembra interessante..
Solo che io ho l'abitudine di iniziare a leggere mille libri in contemporanea, e a volte alcuni vengono sommersi da altri. Allora penso che sono lì in lettura, ma da soli non si leggono..


ibico ha scritto:Dall'altro però, l'ideale di amore indifferenziato per tutti gli esseri senzienti, l'idea che bisogna prendere le cose come vengono, che non bisogna stare attaccati a nulla, mi sembrano portare il rischio di favorire da un lato la mancanza di condivisione ed empatia ("ma sì, se sei così, quello è il tuo karma"), dall'altro, quell'amoralità tipica della nostra cultura.


Quello che viene da pensare a me è che, come succede circa sempre, il problema non sta nel buddhismo, ma nella gente che lo interpreta secondo il proprio gusto.
Ci sono tanti che vanno in giro narrando di essere molto bùddici e molto spirituali, avendo letto magari qualcosa su qualche rivista o avendo chiacchierato con qualche maestro di yogurt; tali personaggi in genere mostrano di essere estremamente paciosi, e pongono enorme attenzione nel non arrabbiarsi; parlano con voce lenta e pacata, non hanno scintilla alcuna nel proprio sguardo; sono quasi o anche totalmente privi di senso dell'umorismo e bevono, senza minimamente comprenderla, qualsiasi nuova informazione spirituale venga loro proposta.
In realtà a mio parere (n.b. la realtà e il mio parere spesso e volentieri coincidono;) la gente di questo tipo semplicemente ha trovato un mucchietto di idee dentro le quali si trova comoda.
Per aumentare di molto le probabilità di trovarsi comodi e a proprio agio dentro un'idea, una filosofia, un mito o una religione, basta ridurre al minimo il proprio approfondimento di tale idea.
(Per dire, se sapessi solo che Gesù predicava amore e fratellanza, potrei anche essere cristiana.)
Detto altrimenti: una conoscenza superficiale di una filosofia, una religione ecc. è sufficiente per ottenere un agio e una comodità altrettanto superficiale.
E certo deve essere estremamente comodo poter pensare "ma sì, se sei così, se fai così, è perché quello è il tuo karma. E soprattutto il suo karma; se fai torto a qualcuno, è perché è nel suo karma farsi fare torto"
Stracomodo.
Quasi quasi divento "buddhista".
:D

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Messaggio  ibico Dom Gen 20, 2008 5:54 pm

kai sei simpatica...
pensavo fossi una "vegana" incazzosa che non parla con chi indossa le scarpe di pelle... Laughing

non so un cazzo di memetica. facci un trèd...intanto do un'occhiata su wikipedia
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Messaggio  Ste Dom Gen 20, 2008 11:22 pm

Domanda di Ibico, in realtà la risposta c'è già, come dice Kai dipende dall'uso che se ne fa degli insegnamenti buddhisti.
L'amore per tutti gli esseri senzienti, il non attaccamento e il Karma si prestano ovviamente a una continua deformazione da parte di qualsiasi mente, soprattutto occidentale, visto come in genere siamo fatti, o meglio come ci hanno fatti. La superficialità è un gran casino, si pensa di capirci qualcosa, ma un conto è decidere di credere a 2 o 3 concetti perchè ci fanno comodo, un conto è entrarci e cercare davvero di capire cosa c'è dentro. Di solito entrarci non è affatto comodo, perchè se ci entri sei costretto ad attuare dei cambiamenti che scuotono le basi di te stesso.

Per esempio il non attaccamento, di solito non ha niente a che vedere con quello che ci immaginiamo noi, cioè una vita triste in cui si è abbandonato l'interesse per ogni cosa e si cerca di stare lontani dagli oggetti che possono generare desiderio...
Il non attaccamento è ben altro, il non attaccamento è il godere totale e completo di ogni minima piccola cosa, sentire come ogni atto interagisce con il nostro corpo e in generale con le energie che circolano dentro e fuori di noi,
accettando ogni cosa per quella che è accettandone la bellezza, il decadimento e l'impermanenza, senza attaccarvici cercando di renderla eterna.
Il desiderare l'eternità di una qualsiasi cosa genera sofferenza, perchè qui tutto è in trasformazione, il nostro voler tenere tutto fermo, voler fissare un momento di gioia, o una cosa bella che ci da piacere, automaticamente creerà sofferenza, i buddhisti la chiamano "sofferenza del cambiamento".
Questi meditatori o maestri di cui si parla tanto, che hanno realizzato il non attaccamento, non lo vivono come possiamo pensare noi come una privazione e una sofferenza, ma avendo realizzato in profondità che ogni cosa è impermanente e priva di una realtà inerente, automaticamente non vi si attaccano più perchè non vedono più in essa (come invece succede a noi) una soluzione alla sofferenza, non cercano più li la loro felicità. SI rivolgono quindi al mondo interiore, ma senza lasciare il mondo, senza dire a tutti gli altri "arrangiatevi!" perchè il desiderio che nasce quando si comprende qualcosa di importante e che può aiutare a stare meglio , è quello di condividere.

Comprendendo che gli altri sono uguali a noi, con gli stessi casini e imbrogli interiori ed esteriori, se noi capiamo qualcosa che ci fa stare meglio, la prima cosa che ci viene in mente è :"come faccio a spiegare questo a loro che sono ancora in una situazione di sofferenza?" questo si ricollega al discorso dell'amore universale, cioè il desiderio della felicità, non solo di noi stessi ma anche di tutti gli altri.

Come fai quando hai realizzato qualcosa che ti ha aiutato ad uscire dalla sofferenza a non cercare di condividerlo con gli altri?

Finchè si trattano questi argomenti come concetti astratti c'è pericolo di fare un gran casino, l'unico modo è cominciare dalle cose più semplici e cercare di vedere se ci servono, se nella nostra vita cambia effettivamente qualcosa. Se no rimarremo sempre occidentali un po' niu eìg che però di quella cultura che ci interessa tanto non riusciamo a fare nostro un bel niente, per fare nostro intendo proprio vedere se ci serve a qualcosa o è solo altra spazzatura che va a ingolfare il nostro computer.

Meglio cercare di mettere in pratica un concetto che studiare 5 libri.Poi se si riesce a mettere in pratica e a leggere pure è anche meglio.
Almeno questa è la mia opinione, che ovviamente dipende dalla mia esperienza.
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Messaggio  fox Dom Gen 20, 2008 11:51 pm

Ste ha scritto:Domanda di Ibico, in realtà la risposta c'è già, come dice Kai dipende dall'uso che se ne fa degli insegnamenti buddhisti.
Almeno questa è la mia opinione, che ovviamente dipende dalla mia esperienza.
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Messaggio  Ste Lun Gen 21, 2008 11:18 am

Cioè per spiegarmi meglio, a proposito del non attaccamento, come per molti altri concetti delle filosofie orientali, non si può prendere come un esercizio da fare... non si può dire :il tal maestro zen parla del non attaccamento per cui io da oggi pratico il non attaccamento...
Così faremo solo un disastro, ci allontaneremo dalle persone, e saremo solo sempre più infelici. Il non attaccamento è il risultato di un cambiamento nel nostro modo di vedere la realtà, non è il mezzo per raggiungere qualcosa, non è una cosa da provare a fare.

non so se si capisce.
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Messaggio  Urgulanilla Lun Gen 21, 2008 5:52 pm

gu


Ultima modifica di Urgulanilla il Sab Mar 17, 2012 9:27 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio  Ste Mer Gen 23, 2008 11:31 am

Kai ha scritto:Tu hai guardato in giro?

io ho guardato in giro,
ma se tu la indichi vuol dire che hai una tua idea, che questa cosa ti ha fatto pensare delle cose che probabilmente sono molto più interessanti della cosa in se, quindi quando hai l'ispirazione sono qui in ascolto.
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Messaggio  Urgulanilla Mer Gen 23, 2008 11:52 am

Ste ha scritto:

io ho guardato in giro,
ma se tu la indichi vuol dire che hai una tua idea, che questa cosa ti ha fatto pensare delle cose che probabilmente sono molto più interessanti della cosa in se, quindi quando hai l'ispirazione sono qui in ascolto.

Sì, sì, per l'infatti, qualcuno è stato punto da Per..
Ho una mia idea, per la verità ancora estremamente vaga giacché si tratta di un argomento nuovo..
Vabbè, oh, apro 'sto trèd, che sennò continuiamo a parlarne qui e andiamo in provincia di Olbia-Tempio!

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